Ven. Apr 26th, 2024

Quest’anno l’Ufficio di Pastorale familiare della Diocesi di Palermo ha organizzato il week-end conclusivo e di programmazione dell’anno pastorale 2020/21.

All’incontro dal titolo “La Grazia sacramentale del matrimonio dalla teologia al matrimonio” hanno partecipato sposi e presbiteri che in diocesi si occupano a diverso titolo di pastorale familiare. Le lezioni sono state tenute dalla professoressa Ina Siviglia, già docente di antropologia teologica presso la pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e docente invitata presso il Corso di Alta Formazione in consulenza familiare con specializzazione pastorale della CEI.

La prima lezione del 1° Agosto è cominciata citando il convegno di Firenze in cui Papa Francesco ha parlato di un cambio d’epoca, la professoressa Siviglia ha sottolineato che questo impone a tutti, ancor di più agli operatori pastorali una capacità di adattamento notevole.

Le reazioni a questo cambiamento possono essere di tre tipi: possiamo bloccarci e non andare avanti, potremmo entrare in crisi oppure adattarci al cambiamento e tesaurizzare ciò che viviamo trasformando questo tempo da Kronos in Kairos.

L’uomo di oggi vive con fatica il superamento delle post-modernità, cercando con coraggio di governare gli eventi restando a galla. Nel ritrovare una “certa fiducia” i cristiani hanno una grossa responsabilità, per il nostro essere figli della luce siamo chiamati ad essere costruttori di speranza e cercatori di nuove vie di conversione.

La speranza è connaturale ai cammini di conversione, che accompagnano da sempre l’essere cristiani. Le domande di senso che investono oggi l’essere cristiani al servizio della Chiesa sono molteplici e ci interpellano, fortemente come singoli in primo luogo e poi come operatori pastorali.

Una prima domanda che ci siamo posti è: quando il figlio dell’uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terra?

Non si può essere operatori pastorali credibili senza una forte identità cristiana che muove la testimonianza credibile delle Chiesa in uscita tanto evocata dal Santo Padre. La nostra attività pastorale deve essere accompagnata dalla testimonianza e guidata dalla Scrittura, così i cristiani di oggi sono dei microcosmi che si interfacciamo con un macrocosmo confuso e dinamico che   li investe.

L’essere in relazione è una delle componenti epistemologiche dell’uomo, che è chiamato ad essere in sinergia col macrocosmo, solo così possiamo cambiarlo radicalmente e rendere alla Chiesa un servizio sincero ed efficace. La responsabilità della salvezza è di tutti, e la salvezza è per tutti, soprattutto nel momento storico che stiamo vivendo, dobbiamo consapevolmente agire ciascuno secondo la sua chiamata e il suo ruolo, come già il Concilio Vaticano II affermava.

Un’altra domanda forte che accompagna da sempre l’umanità è: sono forse io il custode di mio fratello? Le due domande ci interpellano singolarmente come singoli cristiani ma anche come coppia e come operatori pastorali.

Nel difendere l’identità cristiana dobbiamo anche avere la forza ed il coraggio di testimoniarla, agendo con misericordia nell’accompagnare le famiglie che incontriamo nel nostro servizio pastorale.

Altra domanda alla quale non possiamo esimerci da rispondere è: a che punto siamo del nostro ruolo di essere maestri della fede?

Papa Francesco dedica un intero capitolo di Amoris Laetitia all’importanza della trasmissione della fede ai figli, la Chiesa non può fare a meno della famiglia essa è culla di tutte le vocazioni ed elemento costitutivo di tutte le società.

Se la famiglia non funziona la Chiesa non potrà sostituirla, per questo abbiamo il dovere di custodirla ed accompagnarla, senza giudizio nei casi di fragilità, testimoniando l’accoglienza evangelica propria a chi ne ha più bisogno. Ranher diceva che “ogni uomo possiede l’essenziale soprannaturale” questo suo essere implica una ontologica appartenenza dell’uomo all’ Essere.

L’appartenenza dell’Uomo a Cristo è quella a cui fa riferimento Gaudium et Spes 22, in cui si dice che Cristo ha restituito l’umanità all’uomo, per questo non possiamo scandalizzarci di fronte ad essa ma siamo chiamati a cingerci i fianchi e servirla come il Maestro ci ha insegnato.

La crisi della famiglia, alla luce di quanto detto, diventa una occasione di riscatto, una occasione di costruzione e di accompagnamento; in questo accompagnamento la prossimità con cui gli operatori pastorali sono chiamati ad operare è certamente fonte di speranza ed arricchimento.

Nel pomeriggio vi è stata la relazione delle attività svolte nell’anno pastorale 2019/20 da parte dei vicari coppie e presbiteri dei 6 vicariati della diocesi di Palermo, abbiamo riflettuto sui punti di forza e sui punti di debolezza del nostro operato; sono state messe in evidenza le criticità emerse in questo tempo.

Abbiamo poi fatto un momento di preghiera meditando il vangelo Lc 10, 38-42 interrogandoci ciascuno sul nostro modo di vivere la fede.

Nella serata di sabato abbiamo visto un documentario del regista palermitano Egidio Termine sulla famiglia è seguito un dibattito sulle possibili vie di accompagnamento alle famiglie ferite e sulle criticità che sono presenti nella nostra diocesi.

Il 2 agosto abbiamo riflettuto con l’aiuto della professoressa Siviglia sul concetto di Grazia e sulla chiamata alla santità universale a cui gli sposi cristiani sono chiamati.

La Grazia entra nella vita di ogni cristiano nella misura e nelle forme più svariate proprio perché Dio liberamente entra nella vita di ciascuno di noi suscitando il desiderio di Dio, la Sacra Scrittura ci interpella e ci guida nella nostra quotidianità. La coppia cristiane è prefigurazione in terra della trinità poiché l’amore degli sposi, corroborato dalla Grazia sacramentale diviene ciò per cui gli sposi sono stati creati: ovvero un progetto di bellezza e di bontà.

La Grazia trasforma la vita degli sposi in un cammino di santità che diviene progetto di bellezza e via della santità anche quando, nella concretezza di ogni giorno, tutto sembra remare contro e nella certezza che l’amore che li unisce ha una origine divina affidarsi al Cristo, vero Dio e vero uomo, unico maestro della via d’amore senza riserve. Tommaso d’Aquino diceva che la Grazia ci permette di conformarci a Cristo stesso, così per mezzo della Grazia di stato i due sposi divengono l’uno per l’altro guida nella via di santità. Nell’applicazione pastorale tutto questo ha una grande eco poiché, senza volere esprimere alcun giudizio nei confronti di chi vive altra realtà, implica l’essere inseriti in un progetto di salvezza in cui il microcosmo ha la forza di incidere sul macrocosmo in cui ciascuno è chiamato a svolgere la sua parte.

Vi è stato poi un incontro di programmazione del nuovo anno pastorale nella speranza che i tempi difficili che abbiamo vissuto ultimamente siano finiti, nella speranza di poter tornare a servire la Chiesa di Palermo nelle strade e nei luoghi in cui la crudeltà della vita ha colpito la famiglia umana.

I coniugi Concetta e Salvo Stira

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